8 - Variare dalla verità

La potenza di luminosità, la schiettezza del colore (che può chiamarsi la vita, il tutto) le masse e le composizioni che esprimono semplice l’assoluta verità: insomma la vita in una sola espressione, colta intimamente con schietta verità d’ambiente (…) Tutta l’arte, tutta la poesia sentimentale o non, non è intuita forse che dalla verità, che la stessa cosa può essere espressa in mille guise in seconda dei caratteri degli individui. (…) Pure la natura è sempre la stessa; non è né poetica, né sentimentale, né lugubre, né allegra, né tragica, ma bensì è la natura, se non che può variare d’aspetto all’infinito secondo ai temperamenti umani. Per conseguenza non si capisce l’importanza e l’esclusiva necessità di vivere sempre in un campo d’idee così ristrette ed ostinarsi a mai volerne sortire; questo non solo in pittura, ma bensì in tutte le belle arti che sentono un forte bisogno di essere rinnovate.

Gennaio 1897. Diari di Giovanni Battista Ciolina. Trascrizione di Paolo Ciolina

APPROFONDIMENTO CRITICO
C’è una strettissima parentela fra Le Alpi Lepontine da Toceno e Mattino d’inverno, certo per l’inquadratura (sostanzialmente la stessa, anche se in Mattino è leggermente arretrata), ma soprattutto per la dominante cromatica rosso-bruna che caratterizza entrambi i lavori; parentela non certo casuale. Infatti, anche per le ridotte dimensioni, Le Alpi Lepontine da Toceno sembra porsi quale studio preparatorio di Mattino d’inverno (invece di notevoli proporzioni, 126×171 cm), presentato all’Esposizione Internazionale di Milano del 1906 e organizzata per celebrare l’apertura del traforo del Sempione. Se l’ipotesi di questo rapporto è corretta, l’esecuzione delle due opere non dovrebbe essere molto distante fra loro, al massimo di un anno. Ponendo che Mattino d’inverno sia stato dipinto nel 1905, non appare plausibile la datazione al 1894 che il figlio Paolo attribuiva a Le Alpi Lepontine. Senza dubbio la tecnica pittorica impiegata per i due lavori è diversa, e non necessariamente legata alla differenza di dimensioni: a pennellate larghe e libere, costruttive e non descrittive nella tavoletta di Le Alpi Lepontine; filamentosa e pastosa nella tela di Mattino d’inverno, tanto da ottenere, specie nelle montagne di sfondo, un effetto quasi di sfocatura. La rara abitudine di Ciolina ad apporre datazioni ai suoi lavori non aiuta, ed altrettanto il suo gusto nello sperimentare contemporaneamente differenti, spesso opposte, tecniche esecutive. Al riguardo un esempio eclatante si ha confrontando L’ombrellino rosso (tappa 10), di cui propongo la datazione al 1896-97 e Il filo spezzato, cronologicamente molto vicini eppure tecnicamente opposti. Peraltro davvero poche sono le opere precedenti al viaggio a Lione, del 1896, che siano con certezza datate: e tutte risalenti al 1890, caratterizzate da uno stile improntato a quello di Cavalli e di Monticelli. Praticamente nessuna certezza abbiamo dunque riguardo a come Ciolina dipingesse nel quinquennio successivo. È verosimile che anche in questo periodo l’influsso della tecnica esecutiva di Enrico Cavalli fosse assai presente ed il ricorso alla petite tache dominante; tuttavia spiazzante è l’avere rintracciato da parte mia una veduta del convento e del Santuario del Sacro Monte Calvario, firmata e datata 1894, i cui modi esecutivi sono quelli tipici di Federico Ashton (che abitava nei pressi e ipotizzo Ciolina avesse conosciuto), del tutto diversi tanto da quelli del maestro Cavalli che da quelli del presunto contemporaneo Le Alpi Lepontine!

Sconvolgenti in questa piccola tavoletta sono la libertà tanto di stesura della materia pittorica, davvero costruttiva, che del colore: dalle sporcature di bruno nell’estremo limite del cielo ai rossi e rosa della catena innevata delle Lepontine, per non parlare dei verdi bluastri in primo piano e nell’ombra del residuo di neve tra le baite, che restituiscono una Toceno quanto mai reinterpretata e non certo ‘fotografica’, ben diversa dall’oggettività del Sacro Monte Calvario; e anche dal più accentuato descrittivismo di Mattino d’inverno. E allora? Dovremmo pensare che Le Alpi Lepontine da Toceno sia posteriore, e di molto, rispetto al grande quadro esposto nel 1906? Ma è verosimile che un artista come Ciolina, che nell’ultima parte della sua vita – a differenza di Fornara – è raramente tornato sui suoi vecchi soggetti, lo abbia fatto in questo caso? Per il momento è una domanda a cui non è possibile dare risposta certa.

Ben diverso, per tecnica esecutiva e per la limpida luce è Bambini che cercano grilli, “sicuramente collocabile” secondo Aurora Scotti al 1918. Una datazione non confermata da Ciolina, che ha solo firmato la grande tela (87,5×117 cm); certo è che essa in alcune parti appare tecnicamente vicina a Mattino d’inverno, tanto nel tronco filamentoso del grande castagno che fa quinta a destra, quanto nella resa dello spoglio prato su cui il maestro ha rappresentato i suoi figli, solo in un’ambientazione un poco più verso il fondovalle, ove si riconoscono benissimo tanto l’oratorio della Madonna del Sasso quanto la parrocchiale di S. Antonio. Ciò che maggiormente affascina in questo lavoro è la straordinaria luce, ottenuta dal maestro per contrasti tonali e cromatici, tra il luminosissimo prato in primo piano e il cupo viola nei versanti della bassa Vigezzo che, dilagando alla catena delle Lepontine, lascia progressivamente il passo al nitore della neve stagliato sull’azzurro cupo del cielo.

Propenderei riguardo a quest’opera per una datazione agli inizi del secondo decennio del Novecento.

Ricerca e adattamento testi e immagini a cura di Chiara Besana. 
Approfondimento critico a cura di Paolo Volorio.

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